L’influenza del trattamento fasciale sul dolore pelvico cronico dato dall’ endometriosi
Per disfunzione fasciale s’intende: qualsiasi processo che determini una perdita parziale o completa delle capacità elastiche e di mobilità della fascia rispetto alle strutture adiacenti.
Essendo la fascia, un rivestimento dell’intero organismo che collabora alla produzione e al controllo di movimenti, è semplice comprendere come una disfunzione fasciale possa determinare una serie di adattamenti e compensi.
Ne consegue un’iniziale postura compromessa, traducibile in uno schema disfunzionale e una successiva cascata di sintomi, relativa alla regione e alla profondità della restrizione.
Le disfunzioni fasciali possono essere suddivise in: retrazioni, cicatrici e aderenze.
Le aderenze sono definite come fasci di tessuto fibroso cicatriziale anormale che uniscono tra loro vari tessuti o organi. Queste si possono formare in seguito ad insulti che ledono il tessuto se le superfici danneggiate rimangono a contatto.
Esistono varie condizioni che possono dare inizio al processo di formazione delle aderenze, l’endometriosi è una di queste.
Diminuendo la possibilità di movimento dei tessuti in un determinato distretto, le aderenze, alterano prepotentemente lo schema posturale.
L’endometriosi è la presenza e la crescita di tessuto simile all’endometrio al di fuori della cavità del corpo dell’utero.
Colpisce in particolare le donne fra i 30 e 45 anni in genere nullipare, con lo svilupparsi di lesioni endometriosiche nel’1-20% di tutte le donne.
L’endometriosi può svilupparsi nell’intera regione pelvica, in particolare nei legamenti utero-sacrali e sulle ovaie o dietro di esse.
Occasionalmente interessa l’ombelico o le cicatrici di ferite addominali, la vagina, la vescica, il retto e perfino i polmoni.
L’accumulo di sangue proveniente mensilmente dall’endometrio localizzato sulla superficie ovarica, di colorito marrone scuro, può contribuire a formare una cisti “cioccolato”, o endometrioma, nelle ovaie.
L’endometriosi causa infiammazione, con progressiva fibrosi e aderenze. Nella forma più grave, l’intera regione pelvica è “congelata”, con gli organi pelvici resi immobili dalle aderenze.
La pratica osteopatica ha un ruolo importante in ambito ginecologico poichè contribuisce ad alleviare i dolori legati alle patologie e la riduzione dei sintomi legati ad esse, fra cui il dolore pelvico cronico.
Grazie a manipolazioni che tengono in considerazione lo stato di salute della paziente e che lavorano sulle strutture mio-fasciali, viscerali e neurologiche di pelvi e colonna vertebrale , l’osteopatia ha come obbiettivo disattivare l’interruttore che attiva il sistema nervoso nel meccanismo di mantenimento del dolore.
Il trattamento fasciale può migliorare le capacità visco elastiche dei tessuti e quindi influire in modo vantaggioso sul dolore pelvico cronico: sintomo principale dell’endometriosi.
Si può quindi dire che questa patologia si manifesta come problematica da affrontare in termini multidisciplinari.
Essa coinvolge in prima istanza il medico ginecologo e poi l’osteopata con buoni risultati su alcune manifestazioni patologiche.
Vengono coinvolti dal punto di vista funzionale oltre all’apparato genitale anche la biomeccanica non solo pelvica, ma del rachide nel suo insieme e, dal punto di vista viscerale, tutta la zona addominale e toracica.
Si può dedurre quindi che la manipolazione della fascia può essere un valido supporto per migliorare le capacità visco elastiche proprie dei tessuti e di conseguenza, può migliorare anche la sintomatologia dolorosa apportando altresì un miglioramento della qualità di vita del soggetto.
Dott.ssa Alessandra Cerutti